Torneranno le sere a intepidire
nell’azzurro le piazze, ai bianchi muri
la luna in alto s’alzerà dal mare
e nella piena dei giardini il vento
fitto di case, d’alberi, di stelle
passerà per la grande aria serena.
Torneranno nel sogno anche le voci
delle famiglie illuminate a cena,
la rapida ebrietà del loro riso.
O finestrelle, pozzi, logge, vetri
attaccati alla vita, allo spiraglio
delle fresche delizie e dei rimpianti,
o luna nuova sulla mia memoria,
tornate ad albeggiare con quel canto
di parole perdute, con quei suoni
struggenti, con quei baci morsi al buio.
Siate la polpa rossa dell’anguria
spaccata in mezzo alla tovaglia bianca.
Tra nostalgia e realtà, certezza e invocazione, “la polpa rossa dell’anguria” è lo scatto di reni della speranza, che già gusta il desiderio appagato.
Un inno alla vita, fatta di piccoli grandi cose, e al desiderio nostalgico che si fa invocazione, speranza.
Bellissima la tua espressione “che già gusta il desiderio appagato”.
Quelle sere torneranno solo se lo vorremo davvero. Bisogna impegnarsi seriamente anche se spesso e’ più facile crogiolarsi nel ricordo nostalgico.