La parola ai poeti. Salvatore Ritrovato

La poesia, no

«Così è; a meno che non si decidano, un giorno,
/ ad occuparsi solo dei canarini, o della luna,
ad abbandonare le leggi per la contemplazione, / ad
avere un amore disinteressato per il mondo; / ma
anche questo, diciamoci la verità, a cosa porta?» (Pasolini)

Uno dei migliori poeti della penultima generazione mi confidò un giorno che la poesia ormai non è che un fantasma, ma questo lo sanno in pochi, e quei pochi fanno finta di non saperlo. Qualcuno, addirittura, ritiene che la poesia sia l’ultimo rifugio della specie umana, o almeno di quella parte ancora in grado di adoperare il linguaggio coscientemente. 

«E chi lo sa – replicai –, certo la poesia che pretende di ascoltare il “cuore” dei suoi poeti, spesso non raggiunge più il cuore dei suoi lettori…»
«Non mi parlare di “cuore”, insorse immediatamente: chi di noi ha mai creduto che una poesia bastasse a innamorare una donna o un uomo? dove metti le canzoni?». E mi citò un paio di testi di un giovane gruppo che la radio manda in onda à gogo, ripetendo a memoria, e canticchiando, un paio di rime argute e ben accostate, dall’immagine facile: versi “pratici”, concluse. 
«Pratici?», sottolineai incredulo.
«Sì, tu vuoi sapere che pratica discorsiva è la poesia? Ecco, ribatté, la canzone è un discorso di cui tutti possono impratichirsi; la poesia, no. Sei sotto la doccia e un getto di acqua calda ti scioglie la tensione? Reciti Falsetto di Montale o Michelle dei Beatles?»
«Ma se vuoi accompagnare dei fiori, magari potresti trovare dei versi di Neruda», mi rifeci subito sotto.
E lui, pronto: «Perché, credi, che i Pooh non siano sufficienti?»
«Sì, vero – abbozzai – ma si tratta di…», cominciava a stufarmi. Non capivo dove volesse arrivare.
«Qui è la differenza!», balzò su, «una pratica discorsiva inammissibile. Vedi come è intimamente coerente con l’universo che il soggetto narra e rappresenta. Pretende di significare, e alla fine che cosa riesce a comunicare? Una canzone di successo può entrare nei discorsi di tutti e uscire dalle bocche di tutti; si diffonde nell’etere come un elemento, evoca, sigla un torno d’anni, invade le case, le strade… La poesia, no. Resta come una possibilità inevasa nel cuore della cultura borghese occidentale. Borghese e capitalistica. Dove ancora si pretende di dare cittadinanza onoraria alla poesia (così come la si dà ai grandi ormai inservibili vecchi) e di farne un sogno della parola nelle mani di pochi raffinati cultori. Ma non è che un fantasma che vaga nei meandri di un palazzo abbandonato, dei suoi giardini inariditi e desolati, tra mura diroccate, siepi spiantate.»

La visione del mio caro amico mi pareva un po’ troppo poetica, quasi compiaciuta di quella vena cupa che la rendeva suggestiva. Mi chiesi, fra me, se non era questo, in fondo, il punto di forza della Poesia: trascorrere quasi inosservata, inoffensiva, inerme, da un punto all’altro di quell’immenso edificio del mondo che trascende la letteratura, di cui essa esprime, da secoli, un punto di vista intenso e autentico sul mondo. La finestra o il terrazzo dal quale una volta essa si affacciava per scrutare l’ampio scenario del mondo, il dispiegarsi di orizzonti che sfumano in uno scavallamento di linee che sbiadiscono, ora è avvolto in una nebbia. Se a tratti il gioco delle correnti porta una schiarita e un po’ di sole, pure la sua voce non riesce a raggiungere le orecchie di chi guarda dietro il cancello malmesso e arrugginito, assordate dal quotidiano frastuono del traffico. E così, la piccola ombra che agita un braccio dal davanzale, fa un segno, scrolla il capo, appare come la figura di un silenzio che abbiamo dimenticato. E agita un fazzoletto, simile a un pezzo di carta. Pratica discorsiva o vaniloquio?  

Un pensiero su “La parola ai poeti. Salvatore Ritrovato

  1. Giorgio Stella

    Carissimo, siccome questo blog presuppone una risposta io ti do lo mia …. C’è una differenza tra storico e stoico e, pur volendo nn riferisci i versi degli altri in differita. Cioè chii è o sarebbe il soggetto mancante?

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