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La scelta


Ci sono sempre due possibilità: una più comoda, avvolta nella nebbia delle nostre piccole viltà, l’altra esposta alla luce, capace di rischiare. Se seguiamo Gesù, non abbiamo più dubbi sulla scelta.

Precedenza

Prove e ricompense sono strettamente collegate. È una dinamica logica, perché la verità si configura in modalità precise: è qualcosa che ci supera, che non si adatta ai nostri gusti, alle nostre ideologie. È bello pensare che la vita sia fatta in un modo che precede le nostre decisioni: prima viene il bene, poi la scelta che aderisce o respinge, ci salva o ci rovina.

Qualità della vita

Vivere tutto in Cristo è l’esercizio per antonomasia. È la chiave che apre le porte della realtà definitiva. A noi la scelta: accontentarci della mediocrità, che finisce col temere tutto, o scegliere l’abbandono coraggioso, che sa di Chi fidarsi. Qualità della vita: dipende da noi e da nessun altro.

Vivremo

Scegliamo sempre uno dei due frutti: l’amore o l’odio, la ferita o il balsamo, Dio o il demonio. Facciamo attenzione ad allungare la mano verso l’albero giusto. Dio è solo amore, rispettoso, benevolo, magnanimo. Scegliamo Lui e vivremo.

L’effetto dell’incontro

Gesù sceglie. Si sceglie i Suoi. Come satana ha i suoi agenti, così anche Lui manda a diffondere il messaggio, un messaggio di gioia. Invita la Bossis a ricordare le reazioni dei guariti, sulle strade della Palestina. Questo è l’effetto dell’incontro, questo bisogna annunciare agli affaticati e agli oppressi della storia. 

Intelligenti

In fondo, la vita si concentra in questa scelta: vivere per me o per Dio. Così il Cristo alla Bossis. E aggiunge: il Padre e Io aspettiamo la risposta. Se vivo per me, penso di guadagnare qualcosa, e perdo tutto. Se vivo per Gesù, penso di perdere tutto, e guadagno me stesso. Il Vangelo cerca di convincerci di ciò di cui dovremmo convincerci da soli, se fossimo davvero intelligenti.

Decidersi

È sulla terra che posso scegliere tra me e Gesù, in cielo non sarà possibile. È qui che posso decidere se pensare a Lui o a me stesso, se vivere per egoismo o per amore. Pensare a Gesù significa entrare in contatto con tutte le sfumature della sua bontà, diventare consapevoli del fatto che è l’unica ragione della vita, lasciarsi raggiungere dalle sue premure. Vederlo in azione nel Vangelo, facendone il criterio della propria vita. Essere per gli altri ciò che Lui è stato, darsi, come Lui si è dato.

Bivio

C’è un demone, uno spirito di contraddizione, dice il Cristo alla Bossis, che si accoppia all’egoismo: quando ci chiudiamo, serviamo noi stessi, ci contrapponiamo agli altri in vari modi. Ma la carità non si gonfia, e non avrà mai fine, mentre il pensiero di sé stessi finisce nel nulla. Dobbiamo essere attraenti, avere grazia con gli altri, per pacificarli. Vedere Gesù anche dove a noi sembra del tutto assente. Non rifiutare un dolore che sarà ricompensato con una gioia moltiplicata.

Le scelte di Dio


Dio sceglie. Ha sempre scelto: gli apostoli, gli amici, le persone da guarire. Vogliamo contestarglielo? Tanto sceglie lo stesso. Ognuno di noi ha un ruolo, una funzione, nel suo Progetto d’amore. Da parte nostra, parliamogli della miseria che ci contraddistingue, l’unico possesso certo. Siamo come il povero alla porta del ricco: Lui non mancherà di elargirci i suoi favori. E allora proveremo gioia. Satana ha i suoi rappresentanti, che battono la terra strada per strada; anche Dio li ha: sono coloro che diffondono la gioia.

Ogni mattina


Chi dice la gente che io sia? Gesù lo chiede ancora. E voi, chi dite che io sia? Come reagiamo? Guai a relegarlo in un passato che non sfocia nel presente. Ancora oggi dice: seguimi. E noi, che rispondiamo? È davvero la persona più importante, il fine ultimo della nostra vita? “Perché non possiamo non dirci cristiani”, scriveva Benedetto Croce. Ma le domande sono più incisive di una riflessione: chi è per me Gesù? Sono disposto a seguirlo, lasciando tutto il resto? È la sfida che accende ogni mattina.

Aut aut


C’è un libro di Sören Kierkegaard intitolato Aut aut. Tratta della scelta, che prima o poi si pone, tra l’estetica e l’etica. Fare ciò che mi piace o ciò che devo. Dal punto di vista cristiano, il dilemma si potrebbe rendere così: vivere per sé o per Dio; cercare la soddisfazione personale o lasciarsi guidare dallo zelo per il Regno dei Cieli; scegliere tra l’egoismo e l’amore. Le definizioni si possono moltiplicare, ma il senso è quello. Meno scontato è il fatto che, se optiamo per Dio, l’altro e l’amore, bello e buono convergono: la vera bellezza, come aveva intuito Dostoevsky, è quella del bene e della verità, in barba a Lucifero e a tutti i portatori della falsa luce dell’io.

La scelta


Sembra facile capire Dio. Uno studia, legge il catechismo, ascolta preti e suore e dice: ne so abbastanza. Ma poi i conti non tornano. Succede qualcosa di imprevisto, che lo spiazza. Ripassa il catechismo, cerca di ricordarsi le parole dei preti, delle suore. Niente, non basta. C’è un buio che non riesce a penetrare, qualcosa che è più grande di lui, che supera la sua comprensione. Bella forza, penserete, è Dio. Certo, ma è lì che si decide la partita, che il gioco si fa duro. E s’impone la scelta decisiva: con Lui o contro di Lui. Il di più viene dal maligno.