Cambiare il Padre nostro?

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di Fabrizio Centofanti

Vogliono cambiare ancora il Padre nostro. Della nuova versione sembra accettabile la lezione “non farci entrare nella prova”, in quanto corrispondente all’originale greco. È difficile giustificare la scelta “il pane “necessario” , perché nessuno sa cosa significhi davvero il termine “epiousion” (forse, come testimonia san Girolamo, vuol dire “del domani”). “Perdona… come noi abbiamo perdonato” è fuorviante rispetto al testo latino (liturgico, dunque ancora attuale, grazie a Dio), perché sceglie il passato al posto del presente (“dimittimus”).
Nell’originale greco troviamo “aphekamen”, “li abbiamo rimessi”. Se si opta in toto per il testo greco, tuttavia, bisognerebbe tradurre, per coerenza, anche “liberaci dal Maligno”, come lascia intuire la versione greca.
Cambiare di nuovo il messale e il lezionario per questa ulteriore traduzione, a mio parere insufficiente, sarebbe per lo meno discutibile, senza contare il disorientamento provocato nei fedeli dalle continue variazioni. Spero vivamente che si torni al testo del Pater che i cristiani hanno adottato per duemila anni, e che ormai fa parte integrante non solo della preghiera personale e liturgica, ma anche della vita.

4 pensieri su “Cambiare il Padre nostro?

  1. S&R

    Finalmente! Molti sono quelli che lo auspicano, anche se pochi sono quelli che hanno avuto il coraggio di dirlo.

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  2. Ema

    Sono d’accordo. L’importante e’ sapere cosa si sta chiedendo nella preghiera e la preghiera viene dal cuore che in genere non sbaglia.

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