Cartografica
Ho incontrato una storia di mattini stirati
una di quelle raccontate a gesti
che sembrano aquiloni sfaccendati
a raccontarla si vien giù dal sonno
e ci si aggrappa alla periferia del letto
ore trascorse in metamorfosi
come un ragno crociato punto rosso
palpi a tastare l’aria, appena smossi
scrive di brezze colorate
di pupille che sfoggiano di mare
velature di verde e di turchino
e fiordi antichi – cattedrali a strapiombo –
precipitate lungo le scogliere
si scorgono emisferiche parziali
le singolarità
dell’ente e dell’avente
fuse nel viaggio astrale
oltre l’esigua conoscenza errante.
***
Varuel dice
mentre si gratta il mento
dice che se ti siedi a tavolino
un piccolo calore sulla fronte
e ti racconti in emicicli a nord della memoria
appare in diafanoscopia l’arco del mondo
dice facendo spazi con le mani
Varuel delle tempeste
che se appoggi l’orecchio a uno dei tanti
_____________qui non rivela cosa e chi
puoi sentire il rumore che fa il tempo
passando tra le ossa
Varuel insiste
ché non ammette d’essere inventato
______sposta dal viso un ricciolo spiovente
guarda fisso in un punto
ti sfinirai nei vaniloqui – dice –
abbarbicata a un foglio.
***
Perdonami cielo
se piango per stupide cose
se perdo il senso del dolore e lo ricaccio
in giornaliere inconcludenze
avrei da ringraziare per la vita___in sé
per i miei figli, per il loro amore
che mi ritorna e mi conforta a sera
per l’amicizia che mi è stata data
per l’amarezza che non mi ha colpita
quando sento che l’aria si fa rada
il respiro s’incaglia
mi taccio in una bolla di silenzio
e mi dichiaro pronta_______il fatto in sé
non mi spaventa, ho come una certezza
che non finirà mai questa sorpresa
d’infinito riprendere contorni
che sarà mai varcare quella soglia
quando l’han fatto tutti
senza nessuna garanzia di privilegio?
E non è il passo a fare l’andatura
ma il necessario termine______ la sosta
da cui forse rinascere immortali.
***
Logos a quinte mnemoniche
Mi parlo con circospezione
quando argomento ipotesi d’altrove
i solipsismi le cadute e i voli
sorrido agli sgambetti della mente
e recito la parte
mi prende a calci il buttafuori
cavilla d’arte e di filosofie
che han poco da spartire con la carne
allegorie viranti al rosso
un pallore di vino annacqua il sangue
il dire edulcorato ha tralci penduli
diramazioni equivoche di mani
al tatto non sapermi riconoscere
quindi la fine è solo un preconcetto
singolarmente non sperimentabile
qui sul proscenio di battute e gesti
ho ricordi d’iguana
verdi
__una fame giurassica__
ma i rospi
non li ho mai digeriti facilmente.
***
Evadere le casse (è obbligatorio l’uso delle maschere)
il viso
prendiamo il viso
ne togliamo gli occhi
è ancora un viso? Non siate generosi
basta guardare un videoclip
per saperne abbastanza
d’ammassi tumorali e______ fare click
subito
ché non regge il cuore, ché
non si poteva immaginare tanto
è la morte che avanza il suo dominio
già nella viva carne
e mi domando
come si possa esistere morendo
appare il corpo
in avanzato stato di contraffazione
le funzioni adattate alla parvenza
la costante è la fuga
guadagnare l’uscita dal respiro
ci fa scavare gallerie nel tempo
sbucare dalle ceneri del mondo
e tutti andremo
alla conquista d’una stella ancora
grazie! sono emozionata.
Pingback: Alcune mie poesie « ancorapoesia
una splendida sprezzatura e perentorietà nella poesia di Cristina che tutte le volte si rinnova, tutte le volte è originale!Un vero piacere leggerla
lucetta frisa
A parte la mia inveterata passione per gli aquiloni ( ma a chi non risvegliano ,poi, ricordi infantili mi chiedo..),stavolta il mio gradimento va a “Logos a quinte mnemoniche”.
Si srotola, forse come la lingua dell’iguana?, tra parole che ( ancora una volta) aprono ad un proscenio di un’anima ed a colori chiari, scenari definiti.
Senza incertezze.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Un grazie ancora a Fabrizio, a chi ha letto e a chi ha commentato.
cb
grazie a te, Cristina, per le poesie che abbiamo apprezzato in molti.
Sono d’accordo con “Baci”. C’è una sorta di “sprezzatura” alla Cristina Campo, tanto per intenderci , e un qualcosa che richiama un introspettivo come Brodskij , lontano dai clamori della protesta e del facile conformismo, ma sempre tenero, pronto a giocare con i bambini e i coriandoli. Una via di mezzo, insomma, tra la la crudele leggerezza della fiaba , il senso del gioco e le traiettorie magiche della rimembranza leopardiana con una tendenza alla speculazione metafisica.
A proposito di cattedrali, voglio dirti , caro Fabrizio ( naturalmente anche a te , Cristina), che stamane sono andato in una di quelle grandi , enormi, fastosissime cattedrali dei giorni nostri, a cui hai accennato ieri , dove ci sono migliaia, centinaia di migliaia, milioni di “adoratori” del nuovo Dio , o Dea del Consumo, il Mega-Mega-Mega Store Euroma, con marmi obelischi pinnacoli e piramidi di cose. Ho provato il senso vero, autentico di come deve essere l’inferno. Dopo una ventina di minuti ( purtroppo per mia moglie), sono dovuto uscire…Avevo un grande senso di claustrofobia. “E tornammo a veder le stelle”, con mia moglie che era inca…ssima. Hai ragione, Fabry, non credo che ci sia di peggio. Anche il dolore più atroce ( e una spalmata ce l’ho avuto anch’io ) trovava una sua ragione d’essere , una qualche giustificazione e ti riparavi in Silvia rimembri ancora, nell’Infinito, in Paolo e Francesca , nel Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, , in Ossi di Seppia, ma lì, in quel frastuono di luci , in quel continuo via-vai di volti che si specchiano nelle vetrine , in quella costante incoscia adorazione di tutti gli inutili consumi possibili ( non so come facciamo a spendere così tanto in questa – si dice – spaventosa crisi in cui siamo precipitati, in questi brandelli d’Italia che – sembra – bisogna rimettere insieme tutti noi poveracci pagando la benzia più dell’oro, il doppio o il triplo di altri paesi c.d. civili) non hai neppure il tempo di concentrarti, riflettere, pensare – chessoio – ad una bella fanciulla come Cristina Bove, che è anche poetessa, allo sguardo di un vecchio , al sorriso di un bambino, al mare, o – se vuoi – alla montagna, o a un tramonto, a una stella che tu chiami Sirio Arturo e magari è già spenta da millenni, ma tu non lo sai. Insomma, io credo – Fabry mio – che peggio di Euroma non ci sia che il…Lager nazista.
Non ne parlare più. Susciti , poi, – come è successo a me – la curiosità di andarli a vedere, questi nuovi Santuari di Satana, che in fondo – tra noi – deve essere un tipo abbastanza dozzinale e anche un po’ Kitsch, o no? .
Un abbraccio fortissimo
Auguri a Cristina. La stoffa c’è.
Augusto
Se appare il corpo “in avanzato stato di contraffazione”, anche la piroetta della parola nella poesia di Cristina Bove non è mai mendace. Felice di soffermarmi qui su LPELS sui suoi versi.
Grazie, Augusto, dell’attenzione dedicata ai miei testi e degli illustri accostamenti..
Vivendo i miei anni, tanti, ho avuto la fortuna di essere chiamata in modi inusitati a trasformare esperienze drammatiche in varie forme d’arte, negli ultimi anni in versi che, se ancora mi dichiarano fanciulla, devo credere ulteriormente ai miracoli.
I santuari diabolicamente ammiccanti sono le prigioni in cui si è incatenati con l’illusione di girare liberi.
Mi sgomenta il pensiero che apparteniamo a una “civiltà” basata sui consumi. Una barbarie che ci colloca nel paleolitico della coscienza, se possiamo vivere di sfrenatezze d’ogni genere, mentre l’altra parte del mondo muore di sete, fame e violenza.
Spero che i nostri figli e i nostri nipoti possano comprenderlo e trovare gli strumenti gustii per cambiarne le logiche distruttive e feroci.
“Potrà questa bellezza trovesciare il mondo?”…
Cristina la leggo da tempo dentro le sue righe c’è la caparbia forza dell’incanto, c’è la consapevolezza della volontà di scegliere di vivere, interamente. Grazie.ferni
“…ho come una certezza
che non finirà mai questa sorpresa
d’infinito riprendere contorni
che sarà mai varcare quella soglia
quando l’han fatto tutti
senza nessuna garanzia di privilegio?
E non è il passo a fare l’andatura
ma il necessario termine______ la sosta
da cui forse rinascere immortali.”
Brava, Cristina, ho molto apprezzato!
Un caro saluto
Giovanni
Molto belle!
Augusto, amico grande, la rosa dei venti che mi hai regalato oggi dice tutto.
so che significa per te: una vita.
e dare la vita è il segreto che hai imparato.
ti abbraccio fortissimo
Fabry
il viaggio è astrale ed è antico come quei fiordi, a picco nei sentimenti.
La Cartografia è emozionante!
L’ansia della vita sentendo la morte che avanza dal proprio interno attraverso un corpo “in contraffazione”: espressione carnale e vera. Per me, Cristina, è qui il nucleo della tua poesia, dentro e intorno alla quale tu liberamente ti aggiri per mezzo di immagini spontanee, salite dal tuo profondo con sovrabbondante naturalezza. La forza espressiva è potenziata dalla riduzione ai minimi termini dell’aggettivazione o superflua oppure poco significativa, quello che resta è l’essenziale, e sicuramente fa centro dalla tua anima a quella del lettore. La tua poesia è un atto di abbandono al pensiero che ti attraversa, si percepisce la sincerità anche spietata, la voglia di conforto e condivisione, la speranza di un altro o un’altra che sappiano corrispondere.
Ferni, una conoscenza che è stima reciproca, grazie
Giovanni, sono felice che ti siano piaciuti i miei versi. Un caro saluto anche a te.
Donatella, Meth, vi ringrazio di essere passate.
Mimma, mi conforta sapere quanto riesci a cogliere dei miei testi, sempre con un’analisi che nota e annota i minimi dettagli.
E soprattutto quanto della mia anima riesci a percepire e condividere. Grazie.
Ancora un pensiero grato a Fabrizio e a tutti i lettori e ospiti di questo blog.
cristina
Un piacere ritrovare la poesia di Cristina Bove in questa proposta. Cinque testi rappresentativi dove la personalità dello stile dell’autrice emerge in modo deciso. La maturità, la sicurezza, una sostanziale naturalità del verso, scandito accostando l’ironia alla sorniona “denuncia”, passando per la profonda osservazione di un male del vivere capace di farsi senso, che diventa senso non solo personale ma dell’uomo, rendono questi versi preziosi (sia dal punto di vista umano che artistico).
Complimenti a Cristina, che seguo con interesse da anni, una voce irrinunciabile, personale, consapevole e sincera, capace d’impeto e tenerezza, capace di lasciare al lettore una piccola scintilla di tepore tra le mani, quella sempre e comunque della speranza, della condivisione.
Doris
Doris, la scia delle parole, come briciole lasciate per rtrovarsi sempre.
Grazie di esserci e di condividere la mia gioia di essere qui.
dove meglio poteva stare una poesia così permeata di spirito? in cima alla luna, cri’
grazie, Enrico.
Da lontano volevo esserci lo stesso, Cristina, e dire che anche conoscendo appena un “pezzettino” di te, queste poesie sembrano il profondo sguardo della tua immagine reale in un probabie specchio necessario o una lente di approfondimento, di conoscenza e di dichiarata speranza che ironicamente (com’è giusto) non dimentiche mai. Quello specchio non lo vuoi trapassare, ma ci fai salti mirabili dentro.
Cristina.
Il tuo commento mi gratifica molto, cara Cristina. Tu che sai scorgere l’ironia e l’annoti oltre la comprensione immediata dei versi.
Ti dico solo grazie, tu sai.
Mi hai fatto sorgere un’irresistibile voglia di aggrapparmi all’ “aquilone” dei tuoi versi per volare nei tuoi cieli incantati e soffermarmi poi nei tuoi poetici giardini dell’immaginario.
Baciosera, Cristina, da grazia
incantata come sempre…
ringrazio di cuore Grazia e Annanaria.
un grazie e un caro saluto ai primi commentatori cui non ho dato risposta, emozionata davvero.
buona serata a Fabrizio e a tutti gli amici che si sono sofffermati a leggere e a commentare.
Un piacere rileggere qui Cristina B.
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