Raffaela Fazio, Il cerchio, la croce e la corona

Da “La corona che non appassisce. L’escatologia nella scultura funeraria dei primi cristiani” di Raffaela Fazio (Contatti, 2020) 

Nei primi sarcofagi cristiani [1], come in quelli pagani, i ritratti dei defunti compaiono solitamente al centro, all’interno di un “clipeo” [2]. Questo termine deriva dallo scudo di bronzo usato dai soldati romani, che, secondo la descrizione di Plinio [3], veniva decorato con il ritratto [4] di un antenato e appeso in un tempio o in un altro luogo pubblico. Ma la forma del clipeo usato in ambito funerario non è casuale. Di fatti, tra le figure geometriche, il cerchio [5] è quella che più di ogni altra assume un significato escatologico, in quanto tradizionalmente è simbolo di perfezione, pienezza, eternità. “Dio è per natura circonferenza” diceva Platone [6]. Nelle cosmogonie degli antichi il cerchio era spesso legato al movimento delle stelle. Presso greci e romani, il disco era attributo delle divinità solari. E il sole è di fatti il cerchio per eccellenza, l’ “occhio del mondo”. Nella funeraria pagana, ripresa poi dai cristiani, l’imago clipeata indica quindi che il defunto è ormai inscritto in un’altra dimensione: quella dell’eternità. 

Sempre di forma circolare, e anch’esso in parte proveniente da un contesto militare, è un altro simbolo, che diventa il simbolo per eccellenza della risurrezione di Cristo. Si tratta del cristogramma Chi-rho circondato da una corona, che sormonta una croce. Questo simbolo è un adattamento del vexillum romano, raffigurato comunemente sulle monete dell’impero del IV secolo insieme ad espressioni quali virtus exercitus; spes public; fel temp reparatio. Secondo il racconto di Eusebio, fu Costantino, in seguito alla sua famosa visione in cielo del trofeo recante la scritta touto nika, a creare il nuovo stendardo con il monogramma di Cristo, il cosiddetto labarum, che doveva precedere il suo esercito in battaglia e garantirgli la vittoria su Massenzio. 

E la croce con il Chi-rho scolpita sui primi sarcofagi cristiani è precisamente un segno di vittoria, ma non di vittoria militare: di vittoria sulla morte, in quanto allusione alla risurrezione, ovvero alla passione di Cristo che si trasforma in trionfo. I soldati [7] inseriti ai piedi della croce rappresentano i soldati messi a guardia del sepolcro. Ma non è escluso che abbiano un valore simbolico. Il fatto che spesso uno sia addormentato, appoggiato sul suo scudo, e l’altro sia desto, con lo sguardo rivolto in alto verso la croce, potrebbe alludere alla morte/peccato da una parte, e al risveglio alla nuova vita in Cristo dall’altra. A questa nuova vita sembrano partecipare i due uccelli posati sulle braccia della croce, anch’essi con la testa sollevata verso il monogramma, come le anime dei fedeli che sono già stati accolti nei cieli (o sperano di esserlo). All’associazione tra uccelli e anime dei fedeli richiama anche un passaggio dell’Inno III dedicato alla vergine martire Eulalia, di Prudenzio: “E balzò fuori una colomba,/ più candida che neve, sbocca/ dalla bocca di lei, s’invola – era/ l’anima di Eulalia – verso gli astri/ alata, lattea, fiore dell’innocenza” [8]. Una possibile lettura iconologica dell’immagine descritta sopra poteva dunque essere la seguente: se il credente abbandona il proprio letargo (il sonno della guardia) e la violenza del mondo (le armi dei soldati), e se guarda a Cristo, si ridesta nella sua gloria e partecipa alla sua vittoria eterna.

La valenza escatologica della croce vittoriosa è stata sottolineata fin dall’antichità. Il primo testo in cui essa è stata associata al trionfo di Cristo è probabilmente il Vangelo di Pietro, apocrifo del II secolo. Al momento della risurrezione, le guardie “vedono uscire dal sepolcro tre uomini: due sostenevano l’altro e una croce li seguiva […] E udirono una voce dai cieli che diceva: L’hai annunciato ai dormienti [9]? E si udì rispondere dalla croce: Sì” (39-42). La croce è una croce vivente, animata, che si innalza con Cristo nella gloria. E come lo accompagna in cielo, così lo precederà al momento della parusia. Questo aspetto è sottolineato ad esempio nell’ Apocalisse di Pietro, apocrifo anch’esso del II secolo: “Come il fulmine si mostra da oriente a occidente, così arriverò sulle nubi del cielo, con grande esercito, nella mia maestà. Arriverò nella mia maestà, preceduto dalla mia croce” (15). Perfino Cirillo di Gerusalemme scrive: “Il trofeo salvatore di Gesù, la croce, un giorno comparirà di nuovo e verrà dal cielo. Il trofeo del re procederà davanti a lui…” (Catechesi 13,41). 

In Paolino da Nola (Carmina XIX) troviamo, tra vari simbolismi, anche l’accostamento tra croce e corona: “O croce, grande misericordiosa di Dio […], sei diventata per l’uomo la scala con cui salire al cielo. Sii sempre per noi, devoti a Dio, colonna e àncora, perché la nostra casa resti salda, la nostra barca navighi sicura, col sostegno della croce, e dalla croce riceva fedeltà e corona.” [10]

Iconograficamente, l’allusione alla vittoria, di fatti, viene anche dalla presenza, intorno al Chi-ro scolpito sui sarcofagi, della corona, che è sempre stata un simbolo di trionfo e di gloria, sia nella società greco-romana che in quella ebraica. Essa è ricorrente tanto nel contesto civico, come ricompensa di un valore militare, sociale o sportivo (ricordiamo l’iconografia dell’imperatore incoronato dalla vittoria alata o quella dell’atleta premiato), quanto nell’ambito religioso, come simbolo liturgico, spirituale e/o escatologico. Nell’antichità greco-romana, ad esempio, le corone erano usate durante i funerali (i defunti venivano incoronati), durante i sacrifici (colui che offriva un sacrificio, l’animale immolato e la statua del dio davanti al quale si sacrificava dovevano essere incoronati), durante le processioni. Le ghirlande decoravano altari e templi. Anche nella tradizione ebraica la corona aveva un impiego rituale. Sappiamo che vi era l’usanza di portare corone di foglie in processione attorno all’altare nell’ottavo giorno della festa ebraica delle Capanne (Sukkot) [11]. Così, durante il rito battesimale cristiano, sulla testa del neofita si poggiavano corone di fiori. Un istinto primitivo è alla base del simbolismo della corona. Si riteneva infatti che le fronde trasmettessero la vita della pianta da cui erano state tagliate. Quando venivano intrecciate in forma circolare, esse purificavano ciò che contenevano, poiché il cerchio aveva una forza apotropaica [12].

È soprattutto la dimensione escatologica della corona che la maggior parte dei testi cristiani più antichi sembra sottolineare.  Prendiamo, ad esempio, il Pastore di Erma: “L’Angelo del Signore ordinò di andare a prendere delle corone. Esse furono portate e sembravano fatte di palma, ed egli incoronò gli uomini che avevano consegnato i loro rami coperti di gemme e di frutti” (Similitudine 8, 2, 1); le lettere paoline: “Ho combattuto la buona battaglia, sono giunto al termine della corsa, ho serbato la fede. E ormai mi è preparata la corona di giustizia, che mi darà in premio il Signore in quel giorno, lui, il giudice giusto; non solo a me, ma anche a quanti hanno atteso con amore la sua gloriosa manifestazione” (2Tim 4,7-8); “E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1Pt 5,1) e l’Apocalisse: “Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita” (2,10). 

Da ciò si comprende la ricchezza simbolica dell’immagine della corona sui sarcofagi cristiani. La corona che circonda il monogramma è un richiamo anche alla corona tenuta in mano dagli apostoli che, in alcune scene, si dirigono verso la figura centrale del Cristo. Essa è sia omaggio reso al Cristo nella sua gloria [13], sia ricompensa di beatitudine e vita eterna che il cristiano da Cristo riceve, perché allusione alla sua presenza che non verrà mai meno e che ingloberà tutto alla fine dei tempi.

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[1] Si tratta dei sarcofagi fino alla prima metà del IV secolo. A partire dalla seconda metà del IV secolo, il defunto non compare più al centro, ma in secondo piano, quasi sempre sostituito dall’immagine di Cristo.

[2] In alternativa, sono iscritti all’interno di una conchiglia, anch’essa simbolo tradizionale di rinascita e, per i cristiani, di vita eterna.

[3] Cfr. Plinio, Storia Naturale, 35,12.

[4] Per i romani, il ritratto rivestiva un significato molto importante, fin dai giorni in cui le maschere degli antenati venivano portate durante le processioni funebri.

[5] Nell’architettura cristiana, una delle prime applicazioni della figura del cerchio è probabilmente la pianta circolare dell’Anastasis, eretta a Gerusalemme per volere di Costantino nel 330 sul luogo che commemora la risurrezione di Cristo.

[6] Cfr. Platone, Le Leggi, 4.

[7] La loro iconografia ricorda quella dei soldati nemici raffigurati sulle monete romane come prigionieri accovacciati.

[8] Cit. in Poeti cristiani latini dei primi secoli, a cura di Vincenzo Guarracino, Pessano con Bornago 2017, p. 178.

[9] Come non pensare all’iconografia della guardia ancora addormentata ai piedi della croce?

[10] Cit. in Poeti cristiani latini dei primi secoli, a cura di Vincenzo Guarracino, Pessano con Bornago 2017, p. 192.

[11] Cfr. Libro dei Giubilei 16, 30: “Fu stabilito che essi celebrino la festa dei Tabernacoli dimorando nelle capanne, portando delle corone sulle loro teste e tenendo in mano rami frondosi e ramoscelli di salice”. Questa festa assume, dal tempo dei Profeti, un forte carattere escatologico, come attesa del messia futuro. In tal senso, le capanne non ricordano solo la dimora del popolo nel deserto, ma anche quella in cui i giusti abiteranno alla fine dei tempi.

[12] I soldati romani che tornavano dalla battaglia portavano una corona per purificarsi dal sangue versato e prepararsi a offrire sacrifici.

[13] Nel contesto pagano, ricordiamo una forma particolare di omaggio chiamato Aurum coronarium: quando un generale in una provincia romana realizzava un’importante vittoria militare, le città vicine erano solite inviargli corone d’oro in segno di tributo. Questo dono veniva offerto anche agli imperatori nel momento della loro ascesa al potere o in occasione di imprese particolari e benefici, come la cancellazione di tasse pubbliche.

Immagine 1: Clipeo di sarcofago strigilato pagano, metà del III secolo, Museo delle Terme, Roma.
Immagine 2:Clipeo di sarcofago pagano, inizio del III secolo, Museo delle Terme, Roma.
Immagine 5:Chrismon con soldati. Sarcofago con scene della Passione, metà del IV secolo, Museo Pio Cristiano, Roma.
Immagine 7:Sarcofago con apostoli che portano corone, IV secolo, Museo Pio Cristiano, Roma.

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