Marco Giovenale è nato a Roma nel 1969. E’ tra i fondatori di gammm.org (sito nato nel 2006). Vive a Roma, dove svolge vari lavori, tra cui quello di docente per centroscritture.it. Cura la collana “SYN – scritture di ricerca” per le edizioni IkonaLíber. Tra i suoi libri di poesia: La casa esposta (Le Lettere, 2007), Criterio dei vetri, Oedipus, 2007, Shelter, Donzelli, 2010, Maniera nera, Aragno, 2015, Strettoie, Arcipelago Itaca, 2017, Delle osservazioni, Blonk, 2021. In prosa: Quasi tutti, Polìmata, 2010; Miraggi, 2018, Il paziente crede di essere, Gorilla Sapiens, 2016, Le carte della casa, Edizioni volatili, 2020, La gente non sa cosa si perde, TIC Edizioni, 2021. Con i redattori di gammm è nel libro collettivo Prosa in prosa, Le Lettere, 2009. Per Sossella nel 2008 ha curato una raccolta antologica di testi di Roberto Roversi. Ha tradotto Billy the Kid, di Jack Spicer, La camera verde, 2014. Il suo sito è slowforward.net (telegram: t.me/slowforward).
Dopo un po’ di molto male
tutto manca –
meglio: tutto
è dato, di quello che doveva.
Le mosche fanno i globi
sul canale. Legano coi loro
gigli. Ai gradi dove forza
la corrente – fa cappio. «A tratti
il corpo che la viaggia beve».
A tratti no.
Da Strettoie, Arcipelago Itaca, 2017.
*
il luogo della scatola celeste
del cranio che presiede all’equilibrio
si chiama labirinto
che intorno si organizzano
le cose come stanno
Da Delle osservazioni, Blonk, 2021.
*
a volte vengo colto dall’ispirazione e mi trovo a
mio agio più nel tempo
mi trovo più a mio agio nel tempo che nello spazio
mi trovo più a mio più agio con il tempo che con lo spazio perché il tempo io non lo ricordo
o non con agio
io non mi ricordo quando è successa una cosa devo domandare a qualcuno invece lo spazio mi orienta mi ricordo sempre mi ricorderò sempre per tutta la vita cosa ho fatto dove l’ho fatto cosa ho detto dove l’ho detto
per cui sostanzialmente per me lo spazio è una materia familiare a scuola mi dicevano che avevo una buona immaginazione geometrica
questo non va bene
si vive senza incertezza ma è l’incertezza che dà il tempo
per me non ha eguali
io ho bisogno di molto spazio e lui si nasconde
anche il tempo si nasconde
ma questo non è niente di strano
non c’è nulla di strano nel fatto che il tempo si nasconda non si faccia comprendere e si allontani
il tempo ha fatto sempre così e non fa finta di essere qualcos’altro
mi piace lo spazio deve essere percorso ti fa fare fatica devi camminare un sacco se non ci fosse lo spazio non dovresti camminare un sacco lo spazio organizza gli oggetti invece a me piace essere disorganizzato
e comunque lui in realtà non si lascia organizzare credi di poter fare tutto invece è in grado soltanto di depistare
tu pensi di essere da una parte invece sei andato dalla parte opposta
devi girare
non ti ritrovi
uno non perde l’orientamento nel tempo perché il tempo ha sempre quella faccia lì per noi ed è sempre disorientante lo stesso
però noi invece lo spazio fa finta di essere un’altra cosa che uno può dominare
plasmare
entro cui uno può camminare invece non si cammina dentro lo spazio
il cammino sta all’esterno quindi devi capire come fare da che parte prendere nella parte
è sempre quella sbagliata perché lo spazio è sbagliato e si fa sbagliare
è come se uno prendesse costantemente la mira e l’uccellino si spostasse
in costante continuazione
il perverso uccellino
non lo becchi non vinci non hai vinto
anche con il tempo hai perso hai perso da quando sei fuori
continui a perdere sempre di più
ma come ho già detto questo è nella sua natura
non fa finta di essere qualcos’altro
mano a mano che lo controlli non riesci a vederlo e non riesci a capirlo però man mano che controlli lo spazio lui fa finta di essersi assopito ma pare
è l’apparenza
invece è completamente nemico
preferirei che non ci fosse lo spazio anche se ho sempre bisogno di molto spazio
anche questa cosa fa parte della sua natura
farsi desiderare
il ritrarsi anche il tempo fa così ma è nella sua natura
il tempo è un mistero lo spazio fa finta di non esserlo
e non si afferra
è reprensibile
Da La gente non sa cosa si perde, TIC Edizioni, 2021.
autoannotazione critica
Il mio lavoro testuale si è per lungo tempo mosso tra una scrittura (frontalmente o latamente) sperimentale in forma di versi, in linea di massima assertivi, e una testualità invece non assertiva, quasi esclusivamente in prosa, o meglio: prosa in prosa. In queste direzioni continueranno a muoversi alcune opere attualmente in fieri o in attesa di pubblicazione. I libri di volta in volta usciti, dal 2002 in avanti, a suo tempo andranno a formare un macrotesto su cui ragiono da una ventina d’anni circa, e che è sempre stata mia intenzione intitolare – paradossalmente – Delle restrizioni. Mettendo in campo una quantità di stili e differenze tra questi, è infatti paradossale che si parli di “restrizioni” quando l’arco verbale delle poetiche e dei paradigmi mira a una estrema, perfino irragionevole, estensione.
Poesia contemporanea al 1960
grazie Paolo, il dissenso è sempre proficuo e fonte di riflessioni.