INTERVISTA A MASSIMILIANO BARDOTTI

di Luca Pizzolitto

 

  1. Io ti dico “Poesia” e tu, in cinque righe, scrivi cosa vuoi…

 

In alcune tradizioni orientali il simbolo della poesia sono le foreste di bambù: quando soffia il vento, una musica meravigliosa si leva nell’aria. Ma le canne da sole non possono nulla, e anche il vento per tramutarsi in musica ha bisogno di uno strumento. Il vento è l’ispirazione, la canna il poeta. Da questa segreta relazione nasce il mistero della poesia.

 

  1. Tu sei una delle pochissime persone che conosco che “vive di poesia”. Cosa vuol dire, questo, nella quotidianità? A livello di impegni, attività che svolgi, sacrifici…

 

La poesia è diventato lo strumento attraverso il quale vivo. Per me la poesia non è il fine, è il mezzo attraverso il quale prendermi cura del prossimo, e vivere è questo per me: aver cura.

Ho il desiderio irresistibile di far innamorare tutti della bellezza, perché a me questo ha salvato la vita. Allora tengo moltissimi laboratori, anche nelle scuole, e vado ovunque mi chiamino. Credo di occuparmi molto più della poesia che scrivono gli altri, che della mia. Presento spesso altri poeti e i loro libri, organizzo incontri, letture.

Non so cosa sia il tempo libero, soldi quasi non se ne vedono, fatico a pagare le bollette, ma non potrei fare altro. Senza la poesia, sinceramente, non so se mi interesserebbe granché vivere. 

 

  1. Che relazione c’è tra il tuo percorso di ricerca poetica ed il tuo percorso di vita?

 

Una relazione strettissima! Non riuscirei mai a separare. Una parte molto importante della mia vita è dedicata alla ricerca spirituale e alla pratica della meditazione profonda. La preghiera è il centro della mia vita. Non avverto distanza, differenza, fra la preghiera e la poesia. E la ricerca che conduco, la vita contemplativa che cerco di vivere, sono il cuore della mia vita poetica.

Per me la poesia non è mera letteratura fine a sé stessa, non saprei cosa farmene di una roba così! O trasforma la vita o non mi interessa. Non è un concetto intellettuale, è carne e sangue e spirito. Se non vivessi quello che predico e scrivo sarei un bugiardo. E il poeta della tradizione Celtica, Oisìn, dice che “dare del bugiardo a un poeta è il più grande insulto possibile, poiché la poesia è l’incarnazione della verità e il poeta è l’ideatore e l’artefice di tale incarnazione. Se un poeta dice una menzogna perde la capacità di vedere la verità e di essere un poeta”…

 

4) Tre poeti (e relative opere) imprescindibili, secondo te, per chi si avvicina ama o scrive poesia.

 

Permettimi di fare una cosa un po’ anomala: ti faccio il nome di tre poeti che sono stati e sono per me assolutamente fondamentali e senza i quali non sarei chi sono e forse non sarei nemmeno vivo: Rumi, David Maria Turoldo e Emily Dickinson. 

Però permettimi di segnalare tre libri di poeti viventi e giovani, tre libri che reputo davvero importanti anche per cominciare a fare i conti con il mistero della poesia:

Domare il drago, di Isabella Leardini. 

L’Amuleto, appunti sul potere di guarigione della poesia, di Valerio Grutt. 

La parola buona, di Eleonora Ines Nitti Capone. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *