Poesia italiana del XXI secolo

Luca Pizzolitto nasce a Torino nel 1980, città dove attualmente vive e lavora come educatore professionale. Da quasi vent’anni si interessa ed occupa di poesia. Nel 2008 vince il Premio Arezzo Poesia; nel 2014 si classifica primo al Concorso Letterario Internazionale Città di Moncalieri (“Una disperata tenerezza”, Ladolfi). Nel 2019 vince il Premio Internazionale Città di Latina (“Il tempo fertile della solitudine”, Campanotto). Nel 2021 è finalista al Premio di Poesia Onesta e Premio Prato Poesia (“La ragione della polvere”, peQuod). I suoi ultimi libri pubblicati sono: L’allontanarsi delle cose, Ladolfi, Il silenzio necessario, Transeuropa, Dove non sono mai stato, Campanotto, Il tempo fertile della solitudine, Campanotto, Tornando a casa, Puntoacapo. Con la casa editrice peQuod ha pubblicato, nella collana Rive: La ragione della polvere (2020) e Crocevia dei cammini (2022). Da fine 2021 dirige la collana di poesia portosepolto, sempre per conto della casa editrice peQuod.

Luce lasciata e tersa

dei primi giorni di dicembre,

misericordia del vento sul

tuo viso gentile, tagliato dal freddo.

 

È l’eco ostinata del vuoto,

è un peso greve sul cuore;

neve che accende e poi placa

l’inciampo della sera.

 

Andare in pezzi, fiorire un mattino.

 

*

 

L’inizio di tutte le cose

è qui, nel silenzio.

 

La città logora e sfinisce;

nudo sono giunto alla parola.

 

Il mio cuore è cieli quieti

e lontananza.

 

*

 

Chi getta il tuo nome nell’abisso

per trenta denari?

Chi dorme durante la veglia?

Chi stringe i polsi e ti spinge

in catene?

 

In questa notte cieca

prima del mattino,

su questo legno che

trasuda grazia e perdono.

 

Nessuno torna innocente

da questo Getsemani,

nessuno è mai stato

fedele davvero.

Il crocevia in cui arriva il poeta è il luogo dove nasce la poesia; una poesia costruita con gli avanzi della vita – Nell’avanzo di parole…ciò che avanza alla notte…la fede nel niente che rimane – che diventa pian piano salmodica e filosofica: d’ogni uomo non resta che/ polvere, inutili gesti,/ un canto d’amore interrotto. Su questa esiguità di cose e umiltà di pensiero matura il verso libero di Luca Pizzolitto, consapevole della necessità di soffermarsi al crocevia, per meditare sulla propria ‘fede immatura’ e sull’ invisibile crepa/ che avanza nel nostro domani. (…) Il lavoro di Pizzolitto mostra una sorta di ciclicità tematica e formale dove al disincanto fa da contraltare la fede, all’esitare il meditare, in un complessivo clima di misteriosa fiducia che ce la rende cara.

(Antonio Fiori)

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