Giovanni Agnoloni, Internet. Cronache della fine.

di Riccardo Ferrazzi

Il mondo connesso

 

Grazie all’iniziativa delle Edizioni Galaad è oggi disponibile il volume completo dell’opus maius di Giovanni Agnoloni: Internet – Cronache della fine, che raccoglie i romanzi tra loro interconnessi Sentieri di notte, La casa degli Anonimi, lo spin off Partita di anime, e L’ultimo angolo di mondo finito. 

 

Il senso profondo di questa tetralogia è ispirato dal connettivismo, un movimento culturale che va al di là di una corrente letteraria (pur raccogliendo diversi spunti letterari) e ha di mira una escatologia filosofica che poggia sulle intuizioni della psicologia junghiana. 

 

Il Manifesto del Connettivismo esplicita abbastanza chiaramente al punto 5 la visione di fondo del movimento:

L’ordine esplicito dischiuso al senso è solo l’immagine proiettata di un ordine implicito irraggiungibile. Non basta dissecare il mondo per svelare la verità che nasconde. Occorre risalire il fascio di luce fino alla pellicola per comprendere da dove proviene l’immagine che vediamo. Vogliamo rimontare il flusso fino a toccare la sorgente che inganna la percezione e staccare la luce: solo così solleveremo il velo. 

 

Si può intravedere qui la teoria platonico-junghiana dell’inconscio collettivo, come pure la sincronicità: l’impercettibile nesso che collega i fatti sincronici senza rapporti di causalità. E, per inciso, vale la pena di rilevare qui che la scienza, che relega tali fatti al livello di coincidenze (cioè fatti casuali senza significato intrinseco), sa spiegare solo un’infima parte della realtà, ma lo ammette solo a metà e si rifugia nella definizione di “materia oscura” per tutto ciò che non conosce. (Ricorrendo all’eterno, infantile, “Io lo so e non te lo dico!”).

 

Più si diffonde la consapevolezza di quanto siano limitate le visioni del mondo offerte dalla scienza, più riprende vigore l’intuizione di un universo naturalmente interconnesso. L’ingenuo ottimismo della scienza ottocentesca mostra ormai i suoi limiti. Il world wide web mette in comunicazione Lapponia e Patagonia, Micronesia e Azzorre, ma per dirci cosa? Il più delle volte non facciamo che scambiarci sensazioni, emozioni, intuizioni. Viene da chiedersi fino a che punto è vero che “il mezzo è il messaggio”. Forse è più vero pensare che certi mezzi aiutino a fare emergere le sensibilità condivise, le visioni fuori dagli schemi, le verità eterne.

 

Il grande scenario che Agnoloni ci propone in forma di romanzo rimanda naturalmente ad altri archetipi letterari, in primo luogo Tolkien e Asimov (ma non solo). In particolare, ricordano Tolkien le atmosfere sospese e la sensazione di muoversi in una Terra di Mezzo che della geografia fisica e politica conserva soltanto i nomi delle località. Di Asimov ritorna soprattutto l’odissea conclusiva, quando la saga dei robot si fonde con quella della Fondazione e la storia riparte alla ricerca, prima di Gaia, e poi della Terra perduta. Anche la “Fine di Internet” è la ricerca senza fine di un principio perduto e solo parzialmente ritrovato.

 

Ma se si volessero ricercare tutte le suggestioni letterarie alle quali ha attinto Agnoloni si scoprirebbero le fonti più impensate, dai Dialoghi di Platone a quelli di Giordano Bruno, dall’Asino d’oro di Apuleio al Gran teatro del mondo di Calderon de la Barca. Perché, in realtà, l’arte e la filosofia non hanno mai creduto fino in fondo al desolante meccanicismo della scienza e il viaggio iniziatico non è soltanto uno stilema, un modo di costruire una narrazione: è la spia di una necessità psicologica che tutti abbiamo dentro di noi.  

 

Il viaggio iniziatico è quello che ognuno intraprende nel preciso momento in cui viene al mondo. Lo stupore infantile che accompagna ogni scoperta non fa che risvegliare il ricordo del grembo materno, paradiso terrestre dove non esistono la fame, la fatica e la paura; e dove tutto ciò che ci serve conoscere ce lo ritroviamo infuso attraverso la connessione con l’organismo materno. Questa connessione è ciò che, da uomini formalmente autonomi e apparentemente disconnessi, andiamo ricercando nella natura che ci circonda come un grembo materno. 

 

La monumentale opera di Agnoloni, per citare le sue parole, è “un chiaro invito a non distrarsi, a non prestare orecchio alle provocazioni del mondo, a non disperdere energie. Un richiamo al silenzio interiore, alla stanza dell’anima dove alberga la Fonte e da cui propaga lo Spirito.” Un richiamo che ci invita a ricercare nella Natura, al di là dell’arroganza scientifica, le vere fonti del nostro sapere.    

 

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