“La suora”, di Remo Bassini

Recensione di Giovanni Agnoloni

Remo Bassini, La suora, Golem Edizioni 2021

Non avevo ancora letto un romanzo ambientato nell’Italia del primo lockdown. Con La suora di Remo Bassini ho avuto per la prima volta accesso a questa singolare dimensione narrativa. Il giallo dello scrittore e giornalista toscano (nato a Cortona) ma piemontese di adozione (abita a Vercelli) riesce in questo intento con una storia e un approccio stilistico molto raccolti e direi quasi sospesi – fin da prima dell’inizio della grande serrata pandemica – in un clima di silenzio gravido di significati.

Il titolo ci parla del “non-personaggio” femminile di tutta l’opera, motore d’ispirazione di ogni mossa e pensiero del protagonista (Romolo Strozzi, in un singolare dualismo storico-mitologico col nome dell’autore), un ex insegnante di origine pugliese trapiantato prima a Milano e quindi, in seguito al traumatico suicidio di una sua studentessa, ritiratosi nell’alta Valsesia, in Piemonte, dove vive vendendo formaggi.

Eppure, quel non-personaggio – che in un film potrebbe definirsi “attrice non protagonista” – è in realtà il perno di tutta la narrazione. Si tratta di Nora, una donna con cui Romolo si è incontrato solo una sera, senza però condividere con lei altro che parole, e che tuttavia è entrata nella sua mente in modo permanente. Poco tempo dopo, Nora è diventata suora di clausura, ritirandosi nell’abbazia benedettina femminile dell’Isola San Giulio, sul lago d’Orta. Da allora, nel corso degli anni i due hanno trascorso insieme solo poche altre ore e per lo più hanno parlato al telefono, raggiungendo comunque un’intimità e un’amicizia di rara intensità. Romolo, in ogni caso, e nonostante varie sue relazioni occasionali, è ancora innamorato di lei, che adesso si chiama Suor Beatrice e non vuole che ci si rivolga più a lei col suo nome di battesimo.

Un giorno, quasi un decennio dopo, la suora gli chiede aiuto, perché sua madre ottantunenne e residente a Cuneo, Camilla Roncarolo, si è resa colpevole dell’omicidio volontario di una donna di Vercelli, Tiziana Della Lama, che ha investito ben due volte, per poi assumersi interamente la responsabilità del gesto ed essere condannata, nel giro di un mese, a trent’anni di reclusione. Romolo, dunque, un po’ per quel sottile e tenace legame che lo unisce a Nora, un po’ per la curiosità di scoprire i motivi di un comportamento così folle in una donna altrimenti posata e di una così rapida conclusione dell’iter processuale, si reca a Vercelli, dove scopre che in effetti erano le origini della famiglia di Camilla. E l’inizio di questa indagine coincide con il precipitare della prima fase della pandemia, nell’inverno del 2020, che porta rapidamente al lungo lockdown che tutti conosciamo.

Isolato in una città che non è sua e limitato nei movimenti, Romolo riesce comunque a entrare in contatto con vari personaggi del posto, tra cui una donna nota per i suoi numerosi amanti, un cordiale medico vecchio stile e parte della famiglia Della Lama. E in qualche modo si riconosce – lui che è venuto via dal Sud dopo avere scoperto un cocente segreto di suo padre, anch’egli morto suicida – in quell’investigazione capace di aprire inquietanti bauli di memoria, densi di ricordi del tempo della Resistenza e di ombre di amori ostacolati.

Tutto questo, mentre si svolge un altro gioco di specchi psicologici: quello tra lui, adesso ridotto come quasi tutti a una condizione di semi-clausura a causa della pandemia, e la sua indefettibile (e sia pure per lunghi tratti assente) musa, quella Suor Beatrice che è la prima a ignorare le verità ultime della vita di sua madre.

La penna di Remo Bassini è elegante e leggera anche mentre affonda in questi drammi rimossi e nello spaesamento di un quadro di eventi inusitato come quello verificatosi nella prima metà del 2020. Anzi, è proprio la commistione e il riflettersi reciproco di questa alienazione storico-sociale e delle contraddizioni insite nella sua vita e in quelle di coloro sui quali indaga l’aspetto più interessante di questo avvincente romanzo, capace di condurre, con levità ma anche con un’amarezza che lo imparenta con i migliori libri sui segreti della provincia italiana (penso, tra tutti, a I misteri di Alleghe di Sergio Saviane), in un ambiente intimo e carico di allusioni, capace proprio per questo spiazzare e turbare.

Al fondo di tutto, resta comunque l’amore, quello dichiarato come quello non dichiarato, che per decenni sa covare e attendere – a volte, quando la sua congenita impossibilità o le preponderanti circostanze storiche lo impongono, anche per un’intera vita.

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Informazioni su giovanniag

Giovanni Agnoloni (Firenze, 1976), è scrittore, traduttore letterario e blogger. Autore del libro di viaggio "Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa" (Fusta Editore, 2020) e del romanzo psicologico "Viale dei silenzi" (Arkadia, 2019), ha anche preso parte al romanzo collettivo "Il postino di Mozzi", a cura di Fernando Guglielmo Castanar (Arkadia, 2019). È inoltre autore di una quadrilogia di romanzi distopici sul tema del crollo di internet e della società del controllo ("Sentieri di notte", "Partita di anime", "La casa degli anonimi" e "L’ultimo angolo di mondo finito", editi da Galaad tra il 2012 e il 2017 e in prossima riedizione in volume unico), in parte pubblicata anche in spagnolo e in polacco e in prossima riedizione in volume unico. Ha scritto, curato e tradotto vari libri sulle opere di J.R.R. Tolkien (su tutti, "Tolkien. Light and Shadow", opera bilingue italiana-inglese, ed. Kipple, 2019), e tradotto o co-tradotto saggi su William Shakespeare e Roberto Bolaño ("Bolaño selvaggio" a cura di Edmundo Paz Soldán e Gustavo Faverón Patriau, ed. Miraggi, 2019, tradotto insieme a Marino Magliani), oltre a libri di Jorge Mario Bergoglio, Kamala Harris, Arsène Wenger, Amir Valle e Peter Straub. Ha partecipato a numerose residenze letterarie e reading in Europa e negli Stati Uniti, e traduce da inglese, spagnolo, francese e portoghese, oltre a parlare il polacco. I suoi contributi critici sono disponibili sui blog “La Poesia e lo Spirito”, “Lankenauta”, “Poesia, di Luigia Sorrentino” e “Postpopuli”. Insieme alla giornalista Valeria Bellagamba, ha creato e gestisce la pagina Facebook "Anticorpi letterari", con interviste in diretta video a protagonisti del panorama culturale italiani e internazionale. Il suo sito è www.giovanniagnoloni.com.

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