La parola ai poeti. Salvatore Contessini

La poesia e fotografia sono le forme espressive che meglio soddisfano la mia creatività. Due modalità che condividono molteplici punti in comune. Si tratta di attimi che vengono fermati, registrazioni che continueranno a mantenere la loro essenza oltre il deterioramento indotto dal fluire del tempo. 

Uno dei temi ricorrenti dei componimenti è appunto il tempo. La sua manifestazione filosofica è maturata grazie alla lettura di Agostino d’Ippona ne Le confessioni, di Nietzsche con il suo “eterno ritorno” e la circolarità del tempo, di Carlo Rovelli e Jung con il concetto di sincronicità. Quest’ultima la vivo come dono capace di significare nessi a-causali che comunicano in travasi continui tra mondo esterno e mondo interno. A volte il legame tra eventi è diverso da quello causale ed esige principi interpretativi inconsueti o interrogativi che trovano soluzioni nei mondi dell’irragionevole legame tra lo spazio-tempo e la sfera psichica. Nella silloge La cruna (La Vita Felice, 2018) provo a versificarne con diversi componimenti.

Credo ci sia un dialogo continuo tra l’io e il sé, quasi sempre silenzioso; la poesia è il tentativo di rendere esplicite parti di questo dialogo in una sorta di rapimento estetico che seduce le emozioni, spesso i sentimenti, alcune volte folgorazioni filosofiche che impegnano il pensiero con verità che appaiono assolute. Da questo dialogo scaturisce la necessità di comunicare tali rapimenti, di condividerli con il prossimo contiguo, ma più profondamente di tenerne traccia per mantenerne memoria, che sappiamo inequivocabilmente assottigliarsi nel corso dell’esistenza. In questo senso la poesia è come un fermo immagine, un’istantanea scattata per fermare il tempo, cristallizzarlo in ciò che vi si è espresso. Un miracolo che continuerà a vivere nostro malgrado dopo il popolamento della pagina bianca.  Per me ogni testo scritto in forma poetica porta sì il contenuto che vi si esprime, ma anche i valori aggiunti delle emozioni, delle rivelazioni o delle sensazioni che hanno determinato quel momento prodigioso. Qualsiasi evento è degno di questo incanto, ma solo alcuni di questi rapimenti concorrono alla creazione poetica, non sempre immediata, spesso differita nel tempo e nello spazio, in una dimensione di esclusiva fluttuazione che porta in sé la vibrazione di una suggestione. Dal 2018 a metà del 2021 il dialogo silenzioso si è rarefatto fino alla totale aridità creativa, producendo una tormentata mancanza di poesia tradottasi in una sterilità assoluta di cui non vedevo fine. Questa condizione, comune a coloro che si dilettano in attività creative, ha portato a una maturazione e a una maggiore consapevolezza, manifestandosi come quella che ora considero la mia cifra distintiva. Ne è nata una nuova raccolta, la più recente, con il titolo La direzione del silenzio pubblicata sempre per le edizioni la Vita Felice. Qui ho potuto accogliere e comporre testi sul silenzio, sulla sua dimensione poetica, riscoprendo una forma metrica, che pur presente nelle altre mie pubblicazioni, mancava di consapevolezza. Ho così orientato la mia impronta distintiva per una produzione poetica che si è fatta sì più rada nel tempo, ma accortamente più densa e volutamente sintetica. 

 

Amo leggere poesia al femminile perché trovo che la tavolozza delle sfumature lessicali ed emozionali delle donne sia maggiormente articolata, con una complessità che esprime in modo più aderente l’uso della parola e del linguaggio. Dunque, torno sulle letture di A. Pozzi, A. Rosselli, C. Ruggeri, N. Campana e A. Merini, per citare i riferimenti più noti, ma molta della poesia femminile contemporanea delle frequentazioni poetiche che coltivo popola la mia libreria. Poi, il mio sommo gradimento è per la poesia orfica di D. Campana, A. Onofri, Trakl: poeti di cui risente la mia scrittura, mentre fra i poeti più “recenti”, E. Montale e G. Ungaretti sono i preferiti per la loro componente ermetica e metafisica, per la loro musicalità e per l’essenzialità della parola sempre connotata dall’inesprimibile sostanza del mondo. Sono questi i registri dei miei testi, non per scelta bensì per appartenenza espressiva. Misteriose corrispondenze compongono la mia realtà e queste sono collazioni che spingono la necessità di dire qualcosa, di scriverla e uscire allo scoperto per rivelare-riferire. In sostanza considero chi legge un condivisore di comunicazione, un soggetto da rendere partecipe e con cui riordinare queste “misteriose corrispondenze”, un terreno compagno con cui procedere nel percorso vitale da compiere.

 

LA PROBABILITÀ DEL CASO (da: LA CRUNA – La Vita Felice, 2018)

 

Ti trovo al treno di ritorno

con la sorpresa dell’evento raro

che si trasforma nel dilemma.

Più che concetti m’occorrono parole,

statistiche che assolvano funzione

all’andatura che assumi da vestale

al tempo che hai esaurito simile al mio.

Due volte in direzione settentrione

due volte in direzione del ritorno

metà dell’attenzione a ogni verso

e inquieta si rivolge la domanda

su bizzarria del caso.

 

SCANDAGLI (da: LA DIREZIONE DEL SILENZIO – La Vita Felice, 2021)

 

L’ascolto del silenzio schioda 

le assi di un confine circoscritto

apre frontiere di ritorni a terre di adozione

dai lunghi giorni che sfioccano nell’anno.

La luna turca annuncia stelle imminenti 

il vento caldo di montagna:

nuvole di luce circoscritta priva di bianco

e la betulla tremolante avvicendata dall’ibisco.

Corro alle ceneri di Aldo, sparse nel mondo 

nel bosco del notturno ascolto

al luogo in cui segnale di nottola lucerna 

marca lo stesso sito in cui la roccia fa richiamo.

 

DETRITO  

Libero di divenire il nulla,

la polvere del tempo in tasca,

trattengo flusso d’eternità terrestre.

 

MUTAZIONI

È sull’orlo della notte 

quando il rumore tace 

che le parole cambiano verso.

 

marzo 2023

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