di Kika Bohr
Un’apparizione nel corridoio piuttosto buio del nostro terzo piano di via Cirillo: la nostra vicina Flaminia. Il suono strascicato delle pantofole e i movimenti lenti di una persona molto robusta che camminava a fatica aiutandosi con un bastone. E improvvisamente nella luce del pianerottolo un viso tondeggiante con un sorrisetto un po’ malizioso dietro occhiali neri assai spessi. Poi, dopo essersi fermata per un istante, ci salutava con la voce roca e con un bel sorriso in gran parte sdentato. Le sue passeggiate giornaliere si erano ridotte a quel corridoio che portava da casa sua al servizio igienico comune dove vuotava il suo pitale. Le mie figlie all’inizio ne avevano una gran paura e anche anni dopo non riuscirono mai a entrare completamente in confidenza con lei, sembrava troppo una strega, molto di più della signora Adele che a volte portava foulard e chignon di capelli bianchi. Lei i capelli, li portava corti, ricci e nerissimi. Sicuramente era abbastanza anziana: aveva una figlia che veniva spesso a prendere il the con lei e un nipote già al lavoro. I componenti di quella famiglia erano allegri, ogni tanto sentivo belle risate venire dal loro bilocale in fondo al corridoio. Usavano metafore popolari come “vado a fare una telefonata” per dire che andavano ai servizi. Continua a leggere