Riflessioni e poesie
Frutto dell’attesa è il senso: solo nel tempo il senso può crescere, senza la pretesa di un definitivo punto di arrivo.
Primavera
Come un campo spietrato
è questo silenzio
in cui dissiparmi
senza alcuno spreco
e spiare appena
come un filo d’erba
il farsi lento di un segno
che diventerà un Dire
se troverà infine
un po’ di tempo per me.
(da ”A garante il mistero”)
***
Frutto dell’attesa è anche l’amore, che, diverso dall’infatuazione, ha bisogno di tempo.
Amore che ti ergi spavaldo
senza porte e finestre.
In te non credo
slabbrato scoglio dei venti
dei rostri.
Io preferisco anche oggi
il timore buono
la dolce ispezione
di stanze annidate
sotto una gronda.
Io preferisco ospitare
l’attesa
curare lo spago
che quasi si arrende
la finestra mal chiusa.
(da ”Per ogni cosa incompiuta”)
***
Non mi interessa il tempo
della caccia
depongo le armi le parole
ibride propiziatorie
stacco le reti i lacci
cancello i segni sulla corteccia.
E mendicante
disimparo l’arte a me più cara.
Riavvolgo i passi.
Sei te che aspetto
mio reduce
istigatore
che non corteggi non ti ravvedi
nulla rinfacci
ma chiedi
in segno di un possesso
diverso
che per intero smembri la bisaccia
se a mani rudi e rosse
nel tuo vuoto
il mio vuoto
riverso.
(da ”L’arte di cadere”)
***
Attendere significa permettere al destino di riallacciare i fili della sua trama, di riprendere il discorso, di cambiarlo persino.
(per il raccontastorie)
Niente fugge.
Io sono ancora qua
tra i tuoi fusi
azzurro fabulatore.
Riprendi pure
il discorso di ieri.
Io sono ancora qua
nel mobile sipario
mite come un gregge
tosato a metà.
(da ”A un filo più lento”)
***
Ma l’attesa comporta un rischio: quello di proiettarsi nel futuro, svuotando pian piano il presente, sottraendo ad esso attenzione e cura.
A metà del vicolo ci siamo fermati.
E niente è accaduto.
Da quando ti ho visto negli occhi
due lapilli
più nulla succede.
Solo scorribande di stolti
di armenti e drappelli.
Ma io
sono da allora
sotto l’erba del tuo respiro
dentro la cinta porosa
la malandrina attesa
di una città sepolta.
(da ”Per ogni cosa incompiuta”)
***
Si leva il giorno:
si fa accadimento.
Io ti aspetto
come il muro che ricorda il sole
e inganna con l’ombra
il suo spostamento.
(da ”A un filo più lento”)
***
Se riesce a superare la tentazione di travalicare l’attimo vissuto nel presente, l’attesa diventa tensione costruttiva, e l’assenza si fa richiamo, invito fecondo.
Che gioia saperti
anche dove io non sono
né sono mai stata.
Tu che sei stato
battito sul mio cuscino
e immediato confine
del corpo.
Unico valico ad oriente.
Che gioia saperti presente
anche quando io non sono.
Ambasciatore
della mia assenza
tra ogni raggio
essenza
suono di corno.
Che gioia sapermi in viaggio
verso il tuo ritorno.
(da ”Per ogni cosa incompiuta”)
***
Consigli per quando mi pensi
Conserva le mie anche
a temperatura ambiente
il corpo nel verso giusto
(con la testa
rivolta al presente)
ma le labbra vanno riposte
un poco dischiuse
nel buio appena torchiato
nell’attesa
nel mosto.
(da ”L’arte di cadere”)
***
Attendere significa allora aprirsi alla sorpresa, perché il destino assume forme imprevedibili.
L’altro capo
Da bambina spiavo le stelle.
Dietro a quelle intuivo
il maturarsi indomito di un’evidenza
in fondo alla più lunga attesa.
E anche adesso che ti guardo
aspetto la forma che a sorpresa
prenderà il destino
che sotto al battere ferrato degli zoccoli
preme indisturbato
come si prepara
a uscire dall’ignoto
un giorno
una carota.
(da ”L’arte di cadere”)
***
L’attesa è in parte desiderio di affidarsi al Mistero.
Un giorno forse
altra
sarà la corsa.
Non con lo sguardo
ti cercherò
traguardo.
Al pensiero allora dirò:
Riposa.
E aspetterò
che nella notte
la mia staffetta
arrivi
e sia infine l’amore
a prendere la torcia
per riportarla a te
mio vento e mio braciere
nel grembo del mistero.
(da ”Per ogni cosa incompiuta”)
***
Arriva su tacchi
alti come amori
il Giorno
con nacchere
tra i boccoli
e negli occhi bacche di sole.
Porta sciami di piaceri
coriandoli e parole.
A volte anche dolori
in cofanetti azzurri.
Mi piace.
Mi distrae.
Gli chiedo cose rare
e lui sotto la cappa
pare che accolga il mondo.
Ma in fondo
anche lui è orfano
straniero e mendicante.
Lui anche ha fame e sete
di te, fede costante.
Ti aspetta e anch’io ti aspetto.
Tu sola
grande
intatta
che non vai mai di fretta
e hai un dito sulle labbra.
(da ”Per ogni cosa incompiuta”)
***
Sei venuta dall’alto.
Mille voci hai percorso
per trovare quel chicco.
Solo allora ho sentito
che ti avevo aspettato.
Il tuo becco nel becco.
(da ”Per ogni cosa incompiuta”)
***
…E un modo di fidarsi della vita, secondo i tempi che le sono propri.
Se sappiamo aspettare
le giuste intemperie
ci arrotonda il tempo
le cime
per farci simili alle prime
ombre che ci hanno abitato
e piegare ogni versante
al ruscellare degli opposti
verso un unico assenso
nella prestabilita
confluenza
di ogni imprevisto.
(da ”L’arte di cadere”)
***
L’attesa può essere anche attesa di Dio, nostalgia nata proprio dalla percezione della sua assenza.
Lo so, il giorno ci divide.
E non ho scuse.
È ormai da tempo
che non faccio caso
al moto di presenze
confuse nel vino della vita.
Ma quando ieri sera ho messo
la testa sul cuscino
ho sentito finalmente quanto
sia poco naturale
non aver spiato col cuore in fiamme
fino a tarda notte
tutta la luce che si perde
per il tuo non rincasare.
(da ”L’arte di cadere”)
***
O forse è Dio stesso ad attendere…
Credo in un Dio
che piega la carta con mani pazienti.
La tiene sul palmo e l’osserva.
Poi si sporge sul mondo
aspettando
che il vento sia buono
per lanciare
tra il verde e l’azzurro
il progetto di un Uomo.
(da ”A un filo più lento”)
***
VII.
C’è un fuoco da campo
– ora lo vedo –
che non mi chiede di rimanergli accanto.
Ma a volte mi aspetta
e contro la tenda proietta il suo dolce divagare.
A volte è distante a volte è la notte
a volte non so
sono assente.
La cosa più strana è tornare
sedermi parlargli se è spento
come si fa ad un bambino
che dorme supino dentro il soffio più corto
di un corpo affollato d’anni.
E restando
alimentare il perenne
trasmutare del senso
se sono io a bruciare
e lui a farsi accampamento.
(da ”L’arte di cadere”)
versi luminosi su poesie opache: opalescenti si può dire? mi piacciono
“come il muro che ricorda il sole”
L’ha ripubblicato su iwantyouhappye ha commentato:
. . . A volte è distante a volte è la notte… a volte non so sono assente…